Il 24 marzo 2011 l’Università degli Studi di Messina si è aggiudicata un carteggio autografo di Giovanni Pascoli, battuto dalla casa d’aste Bloomsbury a Roma.  È costituito da sette lettere scritte tra il 1909 e il 1910 al poeta palermitano Virgilio La Scola e una lettera del 1911 indirizzata a Fulvio Cantoni. Sono lettere dal tono intimo e confidenziale, che attestano il legame di amicizia del poeta con i suoi destinatari; in quelle scritte a Virgilio La Scola dopo qualche settimana dal sisma che ha distrutto la città di Messina emerge il dolore del Pascoli, molto legato alla città dello Stretto dove risiedette tra il 1898 e il 1902, anni in cui insegnò Letteratura latina presso l’Ateneo peloritano.


1: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Barga, 3 gennaio 1909.

1 busta (12×9,5 cm), 1 carta (22×18 cm).

Brevissima lettera in cui il poeta chiede notizie dell’editore Vincenzo Muglia e di Giovanni Sgroi, portinaio di Palazzo Sturiale in Piazza Risorgimento, palazzo dove abitò Pascoli durante la sua permanenza a Messina.

2: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Bologna, 24 gennaio 1909.

1 busta (15,5×12,5 cm), 1 carta (27×21 cm).

Il poeta esprime in questa lettera il suo dolore per il terremoto di Messina, città alla quale è molto legato, manifesta preoccupazione e chiede al suo destinatario informazioni sullo stato di salute di persone a lui care.

3: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Bologna, 25 gennaio, 1909.

1 busta (15,5×12,5 cm), 1 carta (27×21 cm).

Brevissima lettera in cui Pascoli dà maggiori informazioni rispetto a quella scritta il giorno prima al suo destinatario su Nunzio Greco, “maestro superiore de’ migliori di Messina”, ricoverato presso l’Ospedale San Saverio di Palermo, il quale ha perso sotto le macerie il figlio Peppineddu, e chiede di portargli “un po’ di consolazione”.

4: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Bologna, 20 febbraio 1909.

1 carta (27×21 cm).

Il poeta continua a esprimere il suo dolore per “Messina splendida e bianca in riva al suo mare azzurrissimo e i verzieri del suo colle …”, ormai ridotta a un mucchio di rovine dal sisma. Chiede informazioni sullo stato di salute del suo destinatario e inoltre gli dà notizie  di Nunzio Greco e Vincenzino Muglia, già ricordati nelle lettere precedenti.

5: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Castelvecchio di Barga, 11 ottobre 1909.

1 busta (12×9 cm), 1 carta (22×18,5 cm).

Brevissima lettera in cui Pascoli si rammarica di non avere ancora dimostrato con “qualche scrittarello la sua devozione siciliana e la sua disperazione Messinese”.

6: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Bologna, 21 gennaio 1910.

1 busta (15,5×12,5cm), 1 carta (22,5×18 cm).

In questa lettera Pascoli sopraffatto dagli impegni editoriali e accademici si duole del fatto di dedicare poco tempo al suo destinatario (“al mio poeta d’oltremare, al mio buon poeta della Conca d’Oro”) e ne tesse l’elogio (“Virgilio canta ben più soavemente di questo vecchio troviero!”). Fa riferimento anche al suo componimento Alla cometa di Halley, ode pubblicata nel numero  2 del gennaio 1910 del Marzocco, il cui direttore Adolfo Orvieto “vorrebbe farla riprodurre in facsimile”.

7: Lettera di Giovanni Pascoli a Virgilio La Scola, Bologna, 9 febbraio 1910.

1 busta (12,5×9 cm), 1 carta (24,5×16 cm).

Ultima lettera di questo carteggio di Pascoli con il poeta palermitano. Fa riferimento alle sue raccolte antologiche Epos e Lyra romana, all’invito ricevuto dal sindaco di Genova a tenere un discorso in occasione delle celebrazioni dello sbarco dei Mille e alle sue precarie condizioni di salute.

8: Lettera di Giovanni Pascoli a Fulvio Cantoni, Castelvecchio di Barga, ottobre 1911.

1 carta (22×18 cm).

In questa breve lettera Pascoli fa riferimento a Olindo Malagodi, direttore della Tribuna, si lamenta dell’editore Zanichelli, che invia bozze errate del suo Inno a Torino in corso di pubblicazione (“evidentemente a loro premono più i loro almanacchi che l’omaggio a Torino. Accidenti che amor di patria!”).